lunedì 27 settembre 2010

Feel the fear and do it anyway


Here we are. I poster sono stati staccati tutti quanti, alcuni hanno lasciato strisciate gialle sulle pareti. Se parli a voce troppo alta si sente l'eco. I cassetti sono semivuoti, così le librerie.
La sedia del cinema è partita domenica -che era ieri- insieme a quasi tutto il resto. Oggi abbiamo fatto l'orribile conoscenza della madre di una delle probabili nuove inquiline. Sgradevolissima persona. Mi auguro e spero davvero che tutti i casini e le difficoltà di questi giorni abbiano un senso.
Non so niente dell'organizzazione da quell'altra parte.
Non mi ricordo più niente della casa dall'altra parte.
Chiunque mi chiede quando parto, si va dalla puntura di spillo alla pugnalata. Cerco di salutare tutti e contemporaneamente non ci credo.
C'è un senso di fine in atto che non avevo mai sperimentato. Cerco di lasciare spazio ad una speranza minima ma sono a somma zero. Vedo i giorni sul calendario, tutti i giorni meno uno, oggi meno sei.
Oggi ho parlato davanti agli studenti del I anno e, al solito, mi incupisco di un dolore sordo perché non posso continuare a fare il lavoro che mi piace e che faccio bene.Del lavoro che faccio bene ho un sacco di arretrati e gente che aspetta che io scriva loro qualcosa.
I tipi dell'università della città più brutta di inghilterra hanno scritto una mail molto incoraggiante a S.

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