venerdì 23 aprile 2010

Il 25 aprile del 1995


Intanto che nella bassa, vicino a Correggio preparavano il palco e poi iniziavano a salirci sopra quelli che sarebbero diventati i miei artisti preferiti, io litigavo coi miei compagni di su chi dovesse portare il gonfalone del comune. Furono stabiliti rigidissimi turni di dieci minuti. Anche perché, diciamolo, non è che il gonfalone inzuppato d’acqua fosse leggerissimo e va bene l’orgoglio di reggerlo ma i nostri giovani muscoletti non erano preparati. Altro che partigiani. Fossimo stati come la bimba del film di Diritti ne portavamo quattro, a testa. Invece no, eravamo tutti ben chiusi e riparati dentro k-way e, piedi asciutti, cantavamo a squarciagola Bella Ciao. Cantavamo anche Fischia il vento, ma, l’ho saputo anni dopo, nella versione bianca, per cui non si faceva vendetta del “fascista vile traditor” ma si andava “incontro al ver che tutti noi cerchiam” .La primavera non era “rossa”, ma “bella”. Andava bene anche così, e andrebbe bene anche oggi poter dire “bella” la tetra primavera che attraversiamo. Portare un’intera classe delle elementari alle celebrazioni per il Cinquantesimo della Resistenza in una provincia che iniziava ad essere infestata dalla Lega credo che sia stata una scelta naturale. Iniziare a mettere radici che bloccassero la frana. Ma non so se tutti i genitori avessero apprezzato. Infatti non eravamo al completo. C’erano Mattia e Gabriele. Il mio impermeabile verde. C’erano i primi i partigiani della mia vita, in nulla diversi dai nonni di ognuno. Ma noi lo sapevamo che erano speciali, perchè avevano fatto la Resistenza. E c’erano quanto il vertiginoso ponte che collega le due rive dell’Oglio era stato bombardato (da chi? dagli alleati? dai Tedeschi? da tutti e due?) per interrompere i collegamenti tra Bergamo e Brescia. Altri invece erano morti di sfiga in date incomprensibili, ben oltre il 25 aprile quando le colonne di fascisti in fuga mettevano in atto scontri e rappresaglie. Sopravvivevano in delle grandi foto in bianco e nero esposte nella sala comunale. I nonni e le nonne ci guardavano avanzare sotto la pioggia e negli occhi avevano una luce strana. Ci hanno fatto entrare in uno stanzone che puzzava di muffa, di vino, di sigarette. Intanto che andavamo all’assalto dei panini che avevano preparato per noi, loro sorridevano in silenzio, con qualcosa in gola che allora non sapevo riconoscere ma oggi si, e doveva essere un misto di commozione e speranza. E poco importa davvero se mio nonno stava dalla parte dei gesti senza senso, io sono qui adesso, e c’ero dieci anni fa con questi miei nonni. Per questo Materiali Resistenti non è solo un concerto. E’ la data che segna il primo giorno in cui ho imparato a ricordare.

www.materialiresistenti.com

domenica 11 aprile 2010

Esse

e nella fantasia ho l'immagine *tua*. Gli eroi son tutti giovani e belli. te l'avevo scritto dopo il concerto di guccini a monitchiari.
ed erano le mattine a quindici anni fuori dalla stazione.sperare di incontrarti ma il mio treno era sempre in ritardo. spiarti nelle manifestazioni.ti avevamo chiamato bellebraccia.un capodanno sfigatissimo. tu che ti metti con l'altra.e io che non gliel'ho perdonato a lungo. poi come tutti cresci,e abitiamo di nuovo nella stessa città e non ci vediamo mai e scopro domenica undici aprile che sei morto.

sabato 3 aprile 2010

mucchio di aprile

sono i dettagli che a volte mi stupiscono. Come leggere che Paolo Morandini, figlio del critico cinematografico Morando Morandini faceva parte del gruppo che ha ucciso Walter Tobagi

giovedì 1 aprile 2010

strawberry fields forever


semplicemente non essere più capace di mettere giù quattro stronzate in fila